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Ucraina-Russia, la guerra tra Trump che la vuole fermare e i droni kamikaze di Kim: quale futuro?

Ucraina-Russia, la guerra tra Trump che la vuole fermare e i droni kamikaze di Kim: quale futuro?



In Ucraina, Odessa nel mirino di un massiccio attacco russo, con missili e droni. Un inviato Usa è a Kiev. In Corea del Nord, il leader Kim Jong-un ordina la “produzione in serie” di droni kamikaze. Un ordine che arriva mentre in Occidente crescono i timori per la cooperazione militare tra Pyongyang e Mosca. E mentre dagli Stati Uniti il presidente eletto Donald Trump non esita ad affermare che “Russia e Ucraina la devono smettere“.

La guerra dei droni

A oltre due anni dall’inizio del conflitto nel cuore dell’Europa, i droni restano i ‘protagonisti’ della maggior parte degli attacchi. Economici, e in grado di portare distruzione e morte, hanno ‘trasformato’ il campo di battaglia. E la Russia di Vladimir Putin è accusata di inviare alla Corea del Nord, a cui è legata da un patto di mutua difesa, la tecnologia per i missili in cambio di assistenza militare. Ormai anche con le truppe nordcoreane dispiegate nel Kursk. Kim, hanno riferito i media ufficiali del Paese eremita, ha “sottolineato la necessità” di avere “al più presto un sistema di produzione in serie e di passare alla produzione in serie su vasta scala”.

L’agenzia nordcoreana Kcna ha riferito della presenza, giovedì, di Kim a test di droni suicidi. Dopo quelli a cui aveva assistito ad agosto, le immagini diffuse in queste ore – in parte sfocate – lo immortalano circondato da vari funzionari e mostrano la distruzione di un’auto e di un tank ad opera di quelli che sembrano essere droni. Per i media ufficiali nordcoreani, durante il test droni “di vario tipo hanno colpito gli obiettivi in modo preciso”, possono essere “impiegati su diverse distanze” e sono pensati per “attaccare in modo preciso gli obiettivi ostili a terra e in mare”.

“Odessa ha subito un massiccio attacco combinato con missili e droni”, denuncia intanto via X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, confermando che è stata colpita anche l’area del porto e che il bilancio è di un morto e dieci feriti. La notte scorsa, hanno denunciato gli ucraini, sono stati 29 i droni Shahed, di fabbricazione iraniana, lanciati contro tutto il territorio ucraino.

Kiev e la ‘carta vincente’ Trump

Il conflitto va avanti e Kiev ‘strizza l’occhio’ alla futura Amministrazione Trump. Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha fatto su X le congratulazioni a Marco Rubio, nominato da Donald Trump per l’incarico di segretario di Stato della sua futura Amministrazione. Sybiha si dice pronto a “lavorare insieme, rafforzando la partnership strategica” e a “promuovere la pace con la forza in Ucraina e nel mondo”. Parole che richiamano quelle arrivate, sempre via X, da Rubio, appena annunciata la scelta di Trump: “Sotto la sua guida porteremo la pace attraverso la forza e metteremo sempre gli interessi degli americani e dell’America al di sopra di tutto”.

Lavoreremo sodo su Russia e Ucraina. Deve finire – ha detto nelle ultime ore Trump dalla Florida – Russia e Ucraina la devono smettere”. Parole quelle del tycoon riportate dalla Cnn arrivate mentre è in visita a Kiev il vice segretario di Stato per la gestione e le risorse dell’Amministrazione Biden, Richard Verma.

“La ripresa economica dell’Ucraina apre le porte alle aziende Usa per investire nel futuro dell’Ucraina e in una partnership nei settori di difesa, tecnologia e altri campi che sarà vantaggiosa per i nostri Paesi”, scrive su X l’ambasciatrice america a Kiev, Bridget Brink, dando il benvenuto a Sherma a Kiev.

Secondo un “esperto di politica estera repubblicano” citato da Politico, Kiev oggi riconosce che Trump potrebbe rivelarsi un’opzione migliore rispetto a Kamala Harris, sconfitta alle elezioni presidenziali americane del 5 novembre. Perché, osserva, “nella migliore delle ipotesi Harris avrebbe mantenuto l’approccio di Biden”, sarebbe stata “una morte lenta per l’Ucraina” e neanche “più così lenta” dal momento che “accelera il ritmo delle conquiste russe”.

E aggiunge: “Se Harris avesse vinto e i repubblicani avessero avuto il controllo di una Camera o dell’intero Congresso, in quelle circostanze Harris non sarebbe riuscita a ottenere ulteriore assistenza” per Kiev. “Almeno adesso – conclude – con Trump, basta schioccare le dita e i repubblicani alla Camera voteranno per una maggiore assistenza alla sicurezza dell’Ucraina“. Nel frattempo, si evince, continuerebbe a garantire armi a Kiev perché se non lo facesse significherebbe maggiore potere negoziale per Putin. E, conclude, “gli ucraini devono assicurarsi che Trump non li veda come un ostacolo alla pace e non devono essere i primi a dire di no”, hanno “bisogno che i russi continuino a dirgli di no, in modo che gli ucraini appaiano come la parte ragionevole”, così il tycoon “concluderà che l’unico modo per portare i russi al tavolo è aiutare gli ucraini”.



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