La strategia è chiara: a Barra come a Caivano. Il modello è quello. Non solo forze dell’ordine. Sì, certo, servono posti di blocco e presìdi di polizia “acca 24”, quindi anche di notte, ma non basteranno mai a imprimere una svolta.
Già, perché, in questa zona – parliamo del cuore dell’area orientale – serve ben altro: servono strutture sportive, centri di formazione capace di erogare cultura in modo diretto e costante, servono scuole aperte anche nel corso della serata, servono iniziative e progetti in grado di invertire la rotta e offrire un futuro alla gente del posto. C’è tutto questo nell’intervento – e nella strategia – del prefetto di Napoli Michele di Bari, che ieri mattina ha presieduto un comitato per l’ordine pubblico a Barra.
Siamo nel cuore di Napoli Est, nel quartiere conosciuto in mezzo mondo per la festa dei gigli, un quartiere che negli ultimi tempi è stato abbinato alla nuova emergenza giovanile. Da Barra si mosse la banda di Francesco Pio Valda, ritenuto responsabile dell’omicidio di Francesco Pio Maimone, nel corso di una rissa scoppiata per futili motivi (venne colpito e ucciso il giovane aspirante pizzaiolo di Pianura, che niente centrava con i due gruppi che litigavano); ed è sempre da Barra che si è mosso, la notte tra il primo e il due di novembre il 17enne L.D.M., che ha ucciso Santo Romano, dopo una lite nata per un pestone rimediato alle scarpe griffate.
Per non parlare del radicamento della cosca Aprea, che da tempo punta a strappare la leadership camorrista dell’area est di del Comune di Napoli, oltre ad ingaggiare scontri (anche a mezzo TikTok) con giovanissimi di altri quartieri. Ma sentiamo il ragionamento del prefetto, che si rivolge direttamente ai giovani, alla platea di studenti e ai loro insegnanti, forte della consapevolezza che la stragrande maggioranza di residenti nella periferia orientale è pronta a farsi parte attiva di un reale segno di cambiamento: «La vostra presenza qui significa che voi avete a cuore questo territorio».
Lo ha detto rivolgendosi anche ai rappresentanti dei Comitati e delle Associazioni. Il prefetto aggiunge: «Noi siamo qui per portare dei risultati – ha proseguito – come il potenziamento della videosorveglianza, dei servizi di controllo, di una serie di altre attività. Ci sono stati tre omicidi di cui due sono stati scoperti», a proposito delle attività investigative destinate a culminare in precisi capi di imputazione. E ancora: «Noi dobbiamo dire le cose come sono», ha aggiunto che si è soffermato anche sulla vivibilità del quartiere, che richiede lo sforzo di tutti: «Questo incontro vuole essere una modalità per la quale nessuno si deve sentire estraneo rispetto agli obiettivi da raggiungere». Dunque, l’obiettivo è di fare anche qui – in una parte della periferia orientale – quello che è stato fatto a Caivano: insistere sulla creazione (o valorizzazione) di strutture sportive, di parchi pubblici, come il Parco Troisi che unisce Barra a San Giovanni a Teduccio, che marcisce in una situazione di degrado nell’indifferenza delle istituzioni.
Ma a prendere la parola anche uno degli esponenti dell’associazionimo scontro racket, usura, ma anche contro la violenza predatoria. A parlare è Gianni Forte, imprenditore recentemente vittima di rapine e minacce, all’interno dei suoi negozi ed agenzie: «È necessario creare una sinergia tra imprese e scuole del territorio, per dare speranza, per formare professionalità, per offrire ai giovani di Napoli Est la possibilità di acquisire competenze da spendere nelle realtà produttive della nostra città e anche altrove». Siamo nel plesso scolastico Salvemini dell’istituto comprensivo Scialoja Cortese Rodinò in via Mastellone.
A chiusura dei lavori del Comitato, Forte e i rappresentanti di realtà associative e imprenditoriali del territorio sono stati ricevuti dal prefetto e dagli esponenti delle forze dell’ordine che si erano precedentemente confrontati sui problemi del quartiere. L’imprenditore ha così sottolineato – come riporta un take dell’Ansa – la necessità di creare un circuito virtuoso in grado di fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per introdursi nel mondo del lavoro. «Operazioni come “alto impatto” vanno bene – sottolinea Forte – ma poi finiscono, perché sono estemporanei. Non possiamo pensare di combattere la criminalità solo con la repressione, è inutile – ha insistito – bisogna educare i bambini, aiutare le famiglie a crescerli. Purtroppo è difficile, ma bisogna lavorare su questo fronte anche con l’aiuto di un forte investimento». Dunque, l’appello a un «decreto Barra», capace di coinvolgere anche Ponticelli e San Giovanni a Teduccio. Un futuro post industriale che attende una strategia radicale, sulla scorta di quanto avvenuto (o sta avvenendo) tra gli edifici di Parco Verde.