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Dai Pm è arrivato il primo avvertimento: caro Musk, chi investe in Italia è perduto

Dai Pm è arrivato il primo avvertimento: caro Musk, chi investe in Italia è perduto



Brunella Bolloli

Caro Elon Musk, ci pensi bene. Rifletta con attenzione prima di investire in Italia. Lo sappiamo che ama il nostro Paese e volentieri darebbe una mano con le sue aziende e la sua competenza. Sappiamo che la strada era tracciata: un percorso “spaziale”, potremmo dire, visto l’ambito in cui si muove, tra Tesla e Starlink, e qui del secondo parliamo. La cronaca giudiziaria di questi giorni, infatti- tra caso Striano, bancari infedeli e spiate sui conti di politici e vip – è un formidabile spunto per capire come vanno le cose da noi: non in senso favorevole a chi decide di mettere soldi e im presa.

Non siamo dietrologi né complottisti, ma analizziamo i fatti e la scansione temporale con cui avvengono, per questo l’inchiesta della procura di Roma per corruzione e turbativa d’asta, sbandierata su tutti i siti (in primis Repubblica e Stampa), è un campanello d’allarme da non sottovalutare. Un messaggio neanche troppo velato a Musk e al suo progetto di modernizzazione digitale del nostro Paese tramite i satelliti Starlink in grado di garanti re la copertura dell’intero territorio a costi molto contenuti in un intervallo tra 6 e 9 mesi.

 

Musk ne aveva già parlato con Giorgia Meloni (che a settembre ha premiato a New York) e proprio ieri a ComoLake, in occasione della conferenza ministeriale G7 su tecnologia e digitale a Cernobbio, ha preso corpo l’idea dell’esecutivo di coinvolgere Starlink per recuperare i ritardi del piano Italia a 1 Giga, finanziato con 3,65 miliardi del Pnrr per collegare sette milioni di civici nella Penisola che oggi non hanno accesso alla banda larga. Un’idea che al mainstream non è andata giù («L’asse tra Meloni e Musk, affari su spazio e Tesla dietro al flirt sovranista», ha titolato la Stampa di recente).

Ma sempre ieri, con un tempismo quasi sospetto, è arrivata l’indagine della procura che ha portato all’arresto del direttore generale della Sogei, Paolino Iorio, pizzicato a prendere una mazzetta da 15mila euro da un imprenditore, pure lui arrestato. Nel registro degli indagati sono finiti in 32:14 società e 18 persone e di questi il nome grosso è il trentenne Andrea Stroppa, considerato l’uomo di Musk in Italia, un esperto di cybersicurezza.

Quale accusa viene mossa al referente nostrano del tycoon amico di Meloni e Salvini? Dalle carte dei pm capitolini Stroppa sarebbe stato avvicinato da un capitano di fregata della Marina militare, Antonio Angelo Masala, intenzionato a conoscere tutto del «progetto volto all’acquisizione da parte del governo italiano del sistema satellitare realizzato e fornito da un noto gruppo statunitense». In pratica, Masala avrebbe approfittato di una riunione sul tema per agganciare e contattare l’informatico a conoscenza dei piani governativi. Non solo.
Nell’ordinanza si legge che Masala avrebbe programmato con Cristiano Rufini, presidente di Olidata, anch’egli indagato, «l’inserimento di Olidata spa nell’affare».

In sostanza, c’era un «articolato sistema corruttivo con diversi protagonisti e ramificazioni sia all’interno del ministero della Difesa, sia in Sogei e sia al ministero dell’Interno». L’azienda e i dicasteri si dichiarano parte lesa e sono pronti a tutelarsi in ogni sede. Così come Stroppa respinge ogni accusa e non vede l’ora di rispondere ai pm dicendosi «totalmente estraneo ai fatti contestati». Dall’ordinanza si legge che avrebbe ricevuto dal militare indagato un documento riservato in cambio di utilità. Masala, in particolare, avrebbe compiuto «atti contrari ai suoi doveri d’ufficio rivelando illegittimamente a Stroppa notizie di ufficio destinate a rimanere segrete».

Ed ecco che torna, ancora una volta, quell’attività di rivelazione di dati sensibili al centro di un’altra inchiesta che, partita da Roma, è passata per competenza a Perugia. L’inchiesta sul presunto dossieraggio in cui risultano indagate 17 persone, compreso il tenente della Finanza Pasquale Striano e l’ex sostituto procuratore Antonio Laudati.

Qui, nel filone partito da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, Musk non c’entra, ma la Sogei, partecipata del Mef nata da una costola di Tim, è il mega cervellone con dentro miliardi di dati della pubblica amministrazione,compresi quelli sanitari degli italiani. Gli accertamenti diranno se le due vicende sono legate. Per ora è evidente che chiunque provi a investire in Italia, prima o poi, incappa nei magistrati. E sebbene il patron di Starlink non sia indagato, lo è il suo referente italiano Stroppa. Insomma, il razzo è stato lanciato. Per ora quello della procura. Musk ci pensi bene.

 



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