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Anche la Romania sceglie gli F-35, ora gli Usa devono accelerare la produzione

Anche la Romania sceglie gli F-35, ora gli Usa devono accelerare la produzione



Altri F-35 voleranno in Europa. Il governo romeno ha infatti confermato, con la firma di una lettera d’offerta e accettazione, l’intenzione di acquistare dagli Stati Uniti altri 32 velivoli di quinta generazione F-35 Lightning II prodotti da Lockheed Martin per un valore di 6,12 miliardi di euro. L’annuncio è stato dato dal primo ministro Marcel Ciolacu, il quale ha sottolineato l’importanza dell’accordo per potenziare le capacità difensive del suo Paese: “Questa decisione rappresenta una tappa fondamentale per la strategia di difesa della Romania e per l’impegno nel voler mantenere una forza militare solida e all’avanguardia”.

Secondo dati pubblicati dalla Nato, la spesa romena per la Difesa dovrebbe passare dall’attuale 1,6% del Pil (2023) al 2,5% entro cinque anni. Il tenente generale Mike Schmidt, direttore esecutivo del Joint Program Office dell’F-35, ha dichiarato: “Siamo lieti di accogliere la Romania nel programma F-35, l’integrazione del Lightning II nell’Aeronautica militare rumena andrà a rafforzare in modo significativo le capacità di deterrenza della Nato, assicurando vantaggi strategici, operativi e tattici senza eguali. Il mio ufficio si impegna a consolidare la proficua collaborazione con la Romania, ad assicurare una transizione efficace e a garantire un ampio supporto ai piloti e agli addetti alla manutenzione della forza alleata, mentre procediamo insieme in questo grande progetto.”

Bridget Lauderdale, vice presidente di Lockheed-Martin e direttore generale del programma F-35, ha dichiarato: “Da quasi 30 anni, la Romania e Lockheed Martin sono partner nella Difesa, l’acquisizione dello F-35 contribuisce a rafforzare ulteriormente la sicurezza nazionale e la capacità di deterrenza della Romania.” I nuovi velivoli dell’Aeronautica militare rumena si integreranno senza difficoltà con le attuali flotte di F-16, andando a potenziare le capacità uniche e straordinarie di ciascun velivolo, definendo un solido profilo di difesa. Inoltre, si trova proprio in Romania il Centro europeo di addestramento degli F-16 (Eftc, da European F-16 Training Center), istituito lo scorso anno insieme con l’Olanda. Attualmente, dei 20 partner globali che hanno scelto l’F-35 per le sue capacità avanzate e “net-centriche”, quelli europei sono Regno Unito, Germania, Italia, Repubblica Ceca, Olanda, Belgio, Polonia, Finlandia, Grecia, Danimarca e Svizzera. Globalmente, nel terzo trimestre dell’anno Lockheed-Martin ha riportato 6,5 miliardi di dollari di vendite, un calo del 3%, principalmente dovuto a minori consegne e ritardi dello F-35. La società ha consegnato 48 unità da giugno a settembre e prevede ancora di consegnare da 90 a 110 velivoli nel resto dell’anno.

L’azienda ha anche rivelato che il lavoro sul lotto “18-19” è in corso e che sono in fase avanzata le trattative con il governo degli Stati Uniti, in seguito alla modifica del contratto da 7,8 miliardi di dollari per 126 esemplari assegnato nel 2023 per accelerare i tempi di costruzione. Tuttavia, i fondi iniziali per il lavoro sono esauriti, con un accordo non ancora raggiunto per i due lotti di produzione e l’azienda deve spendere circa 700 milioni di dollari per mantenere in funzione la produzione. Lockheed-Martin si aspetta ora di raggiungere l’accordo contrattuale e di recuperare alcuni costi multimilionari sostenuti nel quarto trimestre del 2024. Intanto sta ancora lavorando all’integrazione del Technology Refresh-3 (Tr-3) dell’aeroplano, con il Pentagono che starebbe trattenendo una cifra di circa 5 milioni di dollari per aereo fino al completamento dell’aggiornamento.

La travagliata e contestata storia dello F-35 “Joint Strike Fighter” – il primo volo avvenne il 34 ottobre 2000 – conta da sempre delatori che ne denunciano i costi elevatissimi ed entusiasti che ne esaltano le prestazioni, ma ha comunque dimostrato che è stato possibile creare il sistema d’arma più complesso di tutti i tempi partendo dai primi studi effettuati dal 1980 per un decennio, passando per il programma Advanced Short Take-Off/Vertical Landing (Astovl, ovvero velivolo a decollo avanzato su pista corta e atterraggio verticale), effettuato dalla Darpa (l’agenzia statunitense per i progetti avanzati destinati alla Difesa), a partire dal 1983. Si calcola che dall’inizio fino al ritiro dal servizio, questo aeroplano comporterà costi per circa due trilioni di dollari, occupando a oggi 214.000 persone nel mondo generando un giro d’affari di 72 miliardi di dollari l’anno per oltre un migliaio di fornitori. L’Italia assembla gli esemplari europei presso la fabbrica Faco (Final Assembly and Check Out) di Cameri (No).





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