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Campania, una regione in ostaggio di chi l’ha governata

Campania, una regione in ostaggio di chi l’ha governata



Il terzo mandato. Ecco di cosa di preoccupa il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: di avere il terzo mandato. Di mantenere la sua poltrona, contro tutto e contro tutti. Sfida la segretaria del suo partito, il Pd. Scatena i pasdaran. Mobilita le truppe cammellate. Non vuole mollare il potere. Ecco l’unica cosa che gli interessa. E pazienza se attorno a lui tutto crolla. Pazienza se la sanità campana è agli ultimi posti d’Italia, se i trasporti fanno acqua, se il territorio frana e l’occupazione è al palo. Quello che conta è il terzo mandato. Farsi rieleggere. Comandare. Ma comandare per fare che cosa? Nelle strade di Napoli i ragazzini si sparano e si uccidono come se niente fosse. Comprare una pistola costa poche centinaia di euro. Usarle, ancor meno. Nessuno controlla. Nessuno interviene. Nessuno offre alternative credibili alla camorra. E De Luca che fa? Si preoccupa del terzo mandato.

Fateci caso: siamo inondati di retorica sul rinascimento napoletano. Proud to be Napoli, scrive la squadra di calcio sulla maglietta. «Napoli milionaria», titolano i giornali eccitati per il boom di turisti. Oppure: «Napoli canta vittoria». «Siamo una capitale internazionale attrattiva», si vanta l’assessore Teresa Armato. E poi c’è il film di Paolo Sorrentino, Parthenope, che ha «l’amore di Napoli addosso», è pieno di «luce poetica» e racconta «l’imprecisa identità di Napoli», la sua «epopea femminile» attraverso «la sirena da cui nasce il mito». Nessuno ha capito che diavolo voglia dire, però bisogna entusiasmarsi per forza perché esalta Napoli, la mette al centro dello spettacolo, completando l’opera già avviata dalle serie Tv (Mare fuori) e dai nuovi cantanti (Geolier). Dalle canne a Cannes: il rinascimento napoletano ora è pieno, c’è pure il timbro dei salotti chic. Se poi qualche 19enne muore per un paio di scarpe sporche chi se ne importa?

Già: chi se ne importa se un 19enne viene ucciso per un paio di scarpe sporche? Chi se ne importa se il suo assassino (17 anni) prima spara e poi va a farsi un drink? Chi se ne importa se negli stessi giorni un 15enne viene ammazzato a colpi di pistola da alcuni coetanei? Chi se ne importa se per i giovanissimi di Napoli, poco più che bambini, ormai è normale girare armati? Chi se ne importa se è scoppiata la guerra dei ragazzini? C’è il rinascimento napoletano. C’è la «capitale internazionale attrattiva» (cadaveri a parte). C’è il film di Sorrentino, che fa sempre trendy. E c’è De Luca che vuole il terzo mandato. Che cosa volete di più?

De Luca, d’altra parte, non potrebbe resistere senza il terzo mandato. Quest’uomo vive di politica da sempre. Ha una poltrona pubblica da 34 anni. Correva l’anno 1990 e faceva già l’assessore. Per quattro volte sindaco di Salerno, per due mandati presidente della Regione, si è guadagnato progressivamente i titoli di Pol Pot, Sceriffo, Re Sole, Governatore del mondo. Ha sempre fatto lo slalom fra le grane giudiziarie, è stato condannato in via definitiva per danno erariale allo Stato, ha dato smalto al nepotismo piazzando entrambi i figli in politica. Uno dei suoi principali sostenitori, Franco Alfieri, il sindaco delle fritture di pesce, è stato di recente arrestato per corruzione. Chissà se anche questo fa parte del rinascimento napoletano. Chissà se anche questo è un fiore all’occhiello per chiedere il terzo mandato.

Qualcuno trova De Luca simpatico. Ma forse la confonde con l’imitazione di Maurizio Crozza. Il quale però, per quanto esageri, non riesce mai a raggiungere il livello dell’autentico governatore. Rosi Bindi? «Da uccidere». I Cinque stelle? «Mezzepippe». La sindaca Raggi? «Bambolina imbambolata». Il commissario Ue Raffaele Fitto? «Delinquente politico». L’ex ministro Sangiuliano? «Parcheggiatore abusivo». Maurizio Gasparri? «Mescolanza di umano e pinguino». Il prete anticamorra Patriciello? «Pippo Baudo con la frangetta». L’avversaria in Consiglio regionale? «Chiattona». Il governo? «Imbecilli, farabutti, disturbati mentali». Durante il Covid ha invocato l’arresto per chi correva senza mascherina, il lanciafiamme per chi faceva feste di laurea e il napalm per i no vax.

Ma non c’è niente da ridere. Soprattutto non hanno niente da ridere quei genitori che in Campania hanno un bimbo autistico: per fare terapia nei centri pubblici devono aspettare anche cinque anni. Sapendo che ogni giorno che passa loro figlio perde un po’ di speranza di avere un vita normale. Sapendo che invece nei centri a pagamento, per chi è ricco, il posto c’è domani mattina. Qualcuno dice qualcosa? I direttori delle Asl campane fuggono, i dirigenti si nascondono. La Regione chiude gli occhi. Ma che importa? C’è il rinascimento napoletano. E De Luca pensa al terzo mandato. n

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